Critone è uno dei dialoghi filosofici di Platone, scritto nel IV secolo a.C., che esplora temi fondamentali come la giustizia, l'obbedienza alle leggi e il rapporto tra il cittadino e la polis. Il dialogo si svolge in carcere, dove Socrate attende la sua esecuzione, condannato a morte con l'accusa di corrompere i giovani e di introdurre nuovi culti.
Il suo amico Critone visita Socrate in cella e cerca di convincerlo a fuggire, proponendo di corrompere le guardie e garantirgli una vita sicura in esilio. Critone sostiene che sarebbe ingiusto per Socrate accettare la condanna, sia perché verrebbe meno alla sua responsabilità verso i figli, sia perché lascerebbe intendere di aver accettato un’ingiustizia senza opporsi.
Socrate, però, rifiuta l’offerta e spiega le sue ragioni attraverso una riflessione etica e politica. Egli sostiene che non è mai giusto rispondere all’ingiustizia con l’ingiustizia e che, avendo accettato le leggi di Atene per tutta la vita, disobbedirvi ora significherebbe tradire un patto implicito con la città. Per Socrate, la giustizia va perseguita a prescindere dalle conseguenze personali, anche se ciò comporta la morte.
Il Critone è un testo breve ma denso, che rappresenta uno dei momenti più intensi della filosofia socratica, mettendo in evidenza l'integrità morale di Socrate e la sua fedeltà ai principi. Il dialogo continua a essere un punto di riferimento nella riflessione sull'etica e sul rapporto tra individuo e società.